Pianta geneticamente modificata per ridurre l’inquinamento/ ‘Elimina i COV in casa’

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A Parigi si lavora su una pianta artificiale capace di ridurre l’inquinamento da aria interna. “È come il sogno erotico di un biologo”, spiega Patrick Torbey, chief technology officer di Neoplants, una startup parigina. Come racconta Wired, si tratta della Neo P1, una pianta d’appartamento geneticamente modificata che secondo l’azienda potrebbe aiutare a combattere l’inquinamento dell’aria interna. La pianta modificata è il pothos dorato, presente nelle case di tutto il mondo. Esteriormente sembra una normalissima pianta, eppure il DNA di P1 è stato ottimizzato per migliorare la sua capacità di estrarre composti organici volatili (COV) dall’aria. Tra questi, formaldeide, benzene, toluene, etilbenzene e xilene, presenti negli spazi interni.

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Le modifiche geche consentono alla pianta di convertire i COV che assorbe in sostanze come zucchero e CO2, che vengono utilizzati per continuare a crescere. Nella seconda fase, dopo quella di laboratorio, P1 verrà piantato in un terreno arricchito con biochar in un vaso progettato per massimizzare il flusso d’aria e venduto con una confezione di tre Power Drops (batteri che aiutano la pianta a crescere). P1 sarà venduto per $ 179, o circa £ 145, circa 10 volte il costo di un normale impianto di pothos dorato. Il prezzo è simile a quello di un purificatore HEPA Honeywell dal prezzo elevato, sottolinea Wired.

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Pothos modificato in laboratorio: più efficace delle normali piante
Torbey e il suo cofondatore dell’azienda Lionel Mora, un ex marketer di prodotti Google, hanno raccolto 20 milioni di dollari in finanziamenti per sviluppare la pianta geneticamente modificata capace di ridurre l’inquinamento. Nel 1989 la NASA haclaorato con l’Associated Landscape Contractors of America per valutare la capacità delle piante d’appartamento di rimuovere le tossine dall’aria. Ne era emerso che le piante d’appartamento potrebbero assorbire alcuni inquinanti, inclusi COV. Come stabilito però nel 2019 da una ricerca della Drexel University, per la rimozione delle tossine ci sarebbe bisogno di un numero tra 10 e 1.000 di piante per metro quadrato.

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Secondo l’azienda, P1 è “30 volte migliore dei migliori impianti della NASA” quando si tratta di rimuovere i COV. In laboratorio, Neoplants ha pompato formaldeide, benzene, toluene e xilene su un campione P1 contenuto in una camera di vetro da 35 litri. Adesso manca però il test in campo. P1 ha minuscoli germogli conservati nelle camere di crescita: ci vogliono sei mesi per arrivare a pochi centimetri di altezza. Mora sta stringendo accordi con i coltivatori in Florida che saranno in grdodirirodurre le loro piante su larga scala.

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