Sequestrati fertilizzanti destinati al mercato biologico in Trentino Alto Adige: indagine dei carabinieri
Circa 4 tonnellate il quantitativo sequestrato presso consorzi agrari in regione, nell’ambito di un’inchiesta condotta dai militari di Trento. L’accusa indica la presenza di contaminanti nelle ceneri usate da due aziende altoatesine in impianti di compostaggio. Le imprese respingono l’addebito: “Il prodotto finale del processo di compostaggio era già stato certificato dal punto di vista ambientale”
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14 dicembre 2023
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BOLZANO. Circa 4 tonnellate di fertilizzanti contaminati destinati al mercato biologico sono stati sequestrati presso consorzi agrari del Trentino Alto Adige dai carabinieri del comando per la tutela ambientale e la sicurezza energetica di Veneia. Il sequestro, eseguito con la collaborazione dei comandi locali dell’Arma, è stato disposto dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Bolzano su richiesta della procura della Repubblica che coordina l’inchiesta.
Le indagini, condotte dal Nucleo operativo ecologico carabinieri di Trento, a seguito di verifiche effettuate presso alcuni impianti di cogenerazione dell’Alto Adige, hanno consentito di accertare che le ceneri decadenti dai processi di pirolisi/gassificazione, anziché essere smaltite come rifiuto venivano in parte utilizzate in un impianto di compostaggio di Renon e impiegate per produrre fertilizzanti per l’agricoltura biologica.
Gli accertamenti hanno evidenziato come all’interno delle ceneri, commercializzate come “char” o “biochar”, durante il processo di pirolisi del materiale ligneo (tecnicamente si tratta di una combustione incompleta di materiale organico) si concentrino dei contaminanti, alcuni dei quali solubili in acqua, dei quali la normativa eropea vieta l’utilizzo in agricoltura.
I prodotti ottenuti attraverso la miscelazione del char con rifiuti compostati verdi e letame una volta insacchettati venivano quindi distribuiti e venduti al dettaglio come “Terra Preta” attraverso consorzi agrari presenti in Trentino-Alto Adige.
I carabinieri, oltre a notificare i provvedimenti di sequestro ai quattro indagati, che sono gli amministratori delle due aziende altoatesine coinvolte nell’inchiesta chiamati a rispondere del reato di gestione illecita di rifiuti, hanno sequestrato presso una quarantina di attività commerciali presenti in regione oltre 200 confezioni di “Terra Preta”, del peso di 20 chilogrammi e costo 25,00 euro l’una.
“Il prodotto finale del compostaggio, la ‘Terra Preta’, è stato analizzato in stretta collaborazione con l’Ufficio Gestione Rifiuti dell’Alto Adige e approvato per la vendita. Si tratta inoltre di un prodotto sottoposto a vari test e certificato in tutta Europa”, affermano le cooperative energetiche “aaser-Eyrser Energiegenossenschaft” e “Bioenergie Termocentrale Renon” interessate dalle indagini dei carabinieri che hanno portato al sequestro di 4 tonnellate di fertilizzante considerate contaminate dagli inquirenti.
Secondo l’ipotesi di accusa, l’utilizzo di carbone proveniente dalla produzione di teleriscaldamento come additivo per avviare il processo di compostaggio costituirebbe “una gestione illegale dei rifiuti”.
“Terra Preta, il prodotto finale del processo di compostaggio – obietta una nota di ‘Bioenergie Termocentrale Renon’ – era già stato certificato dal punto di vista ambientale diverse volte in passato”.
“In Alto Adige – prosegue la nota – la ‘Terra Preta’ viene prodotta con materie prime provenienti da aree circostanti, utilizzando come componenti principali sfalci verdi e potature, letame bovino, cenere di legna, biochar stabile e farina di argilla. Un componente fondamentale di questo processo è il carbone di alta qualità, la cui struttura porosa presenta una supeficie di diverse centinaia di metri quadrati per grammo. Lo si può immaginare come una spugna, la quale, durante il processo di produzione, viene arricchita di sostanze nutritive e immagazzinata”. [Ansa]