Sono stati presentati ieri i risultati delle sperimentazioni compiute all’interno del progetto realizzato dal gruppo operativo Bioactam,(acronimo di Biochar, innovazioni ottenute attraverso carbonizzazioni testate in amiata e maremma). Il gruppo è costituito da 13 partner messi insieme grazie ad un bando della Regione Toscana relativo ai Piani Strategici dei Gruppi Operativi del PSR, per innovare la carbonizzazione vegetale e produrre biochar, ovvero carbone sminuzzato con residui agricoli e forestali. Per l’appuntamento finale è stato scelto Saragiolo nel comune di Piancastagnaio e poco distante da Santa Fiora poiché vi ha sede la Segheria Enrico Vinciarelli che è uno dei partner principali del progetto ed è quello che accoglie il primo forno prototipo per la produzione di biochar in Amiata.
Il progetto ha visto la partecipazione anche di importanti centri di ricerca universitari, è nato con l’obiettivo di risolvere la criticità relativa all’utilizzo dei residui di potatura degli olvi o degli “scarti” delle attività forestali, in un’ottica di economia circolare e tenendo presente della difficoltà che le colture agricole presentano nel nuovo scenario dei cambiamenti climatici. Infatti, la produzione di biochar con i residui agro-forestali, che migliora la produttività delle colture agricole, scongiura la pratica dell’abbruciamento in campo, che produce CO2. Il presidente del Consorzio Forestale amiatino Fiorenzo Caselli, ha ricordato che sull’Amiata si stanno creando le basi produttive per riattivare la filiera del carbone vegetale a partire dalla carbonella per le grigliate, fino al biochar per usi ammendanti in agricoltura.