Stella McCartney ha lanciato le sue borse “Falabella” e “Frayme” in pelle alternativa Mirum, rendendole le prime bag di lusso al mondo realizzate con questo nuovo materiale vegano e privo di plastica prodotto dalla società statunitense Natural Fiber Welding (NFW).
Stella McCartney
Il materiale è realizzato con ingredienti completamente naturali a base vegetale ed è il primo del suo genere ad essere sia riciclabile al 100% che circolare, ci viene riferito, con McCartney che afferma che “può essere restituito in sicurezza alla Madre Terra come sostanza nutriente al fine della sua vita”.
Il Mirum è un materiale personalizzabile realizzato in un processo diviso in tre fasi che utilizza ingredienti bioneutri e certificati, tutti a base biologica, come gomma naturale, fibre naturali, olio vegetale e pigmenti come biochar (il materiale carbonioso che residua dopo la pirolisi delle biomasse, ndr.) e ruggine – “non contiene plastica e non richiede concia o utilizzi aggiuntivi di acqua, pr evitare la creazione di acque reflue”.
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Questa materia prima ha “un’impronta di carbonio significativamente inferiore rispetto alle opzioni animali e sintetiche convenzionali”, creando 0,8-2,1 CO2e per metro quadrato (sulla base di uno studio di valutazione del suo ciclo di vita commissionato da NFW). Le alternative alla pelle a base di petrolio producono 7-15,8 kg di CO2e.
Il materiale ottenuto sarebbe “flessibile e durevole, facile da pulire e completamente resistente all’acqua”.
La designer inglese ha affermato che l’anteprima di queste borse, che saranno mostrate nella sua sfilata per l’inverno 2023 è “sia una celebrazione dell’amore tra esseri umani e animali, sia un invito all’azione a prendere posizione per il nostro pianeta. Ho sognato a lungo il giorno in cui avremmo visto un’alternativa vegetale alla pelle che non uccidesse una sola creatura e potesse essere facilmente restituita alla Madre Terra, senza creare rifiuti. Non ci sono compromesi sulla desiderabilità o sulla durata; il futuro della moda è arrivato”.
La società ha citato i dati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) secondo cui 1,4 miliardi di pelli di animali sono stati usati nella produzione globale di pelle nel 2020, con processi di concia che utilizzano e generano sostanze chimiche e gas tossici, come il cromo IV.
“Oltre ad avvelenare i sistemi idrici e minacciare la salute dei lavoratori, l’industria sta danneggiando il pianeta attraverso la distruzione del territorio”, ha affermato il marchio britannico. “L’allevamento di bovini per carne bovina e prodotti in pelle è responsabile all’80% della deforestazione dell’Amazzonia [fonte: WWF], perché rimuove depositi di carbonio vitali per assorbire l’anidride carbonica e riduce la biodiversità”.